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Tavolini bar e ristoranti a Roma, Lucarelli: “Il Governo non può decidere per noi, non potevamo aspettare”

Fanpage.it ha intervistato l’assessora al Commercio, Monica Lucarelli, che ha difeso la scelta del Comune di approvare il nuovo regolamento sulle occupazioni di suolo pubblico di bar e ristoranti, senza attendere le linee guida del governo. “Non potevamo aspettare e inoltre nessun governo può superare la competenza dell’amministrazione locale nella regolamentazione del commercio sul proprio territorio”.
A cura di Enrico Tata
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L'Assemblea Capitolina ha approvato ieri il nuovo regolamento sulle occupazioni di suolo pubblico per bar e ristoranti a Roma. Fanpage.it ha intervistato l'assessora al Commercio, Monica Lucarelli, che ha difeso la scelta del Comune di agire senza attendere le linee guida del governo. "Non potevamo aspettare e inoltre nessun governo può superare la competenza dell’amministrazione locale nella regolamentazione del commercio sul proprio territorio", ha dichiarato, sottolineando la necessità di regole certe per il settore.

Quali sono le principali novità rispetto al passato e perché era così importante adesso il regolamento?

È importante perché fino ad ora mancava una regolamentazione specifica per le concessioni di suolo pubblico destinate alle attività di somministrazione di cibo e bevande. Dopo il Covid è emersa in modo evidente l’esigenza di utilizzare maggiormente gli spazi all’aperto: i dehors e i tavolini si sono moltiplicati e serviva una normativa chiara che tenesse conto delle caratteristiche di una città complessa come Roma.

Il lavoro è stato lungo perché abbiamo dovuto bilanciare esigenze spesso contrastanti: quelle dei residenti, degli operatori economici e dell’amministrazione, che deve programmare l’uso del suolo pubblico in modo equilibrato. È stato un percorso partecipato, con il coinvolgimento dei municipi e delle forze politiche. La novità più importante è la trasparenza: abbiamo introdotto criteri oggettivi per l’assegnazione degli spazi. Ho letto che qualche giornale oggi titolava "Sono tutti un po' scontenti". Per me è un buon segno: significa che abbiamo trovato un punto di equilibrio. Se una parte fosse stata completamente soddisfatta, qualcun altro sarebbe stato totalmente insoddisfatto.

Abbiamo poi differenziato l’ampiezza degli spazi concessi a seconda delle zone. Ad esempio, nel centro storico, dove ci sono strade più strette e monumenti da tutelare, le regole sono più restrittive rispetto alle aree suburbane, dove i marciapiedi sono più ampi e si possono concedere spazi maggiori.

In cosa si differenzia questo regolamento rispetto al passato?

In precedenza si teneva conto solo dell’ampiezza della vetrina dell’esercizio commerciale, indipendentemente dalle dimensioni interne del locale. Questo non era un criterio equo. Ora consideriamo la superficie interna, perché quando si richiede una licenza di somministrazione bisogna rispettare determinati parametri: grandezza del locale, presenza di una cucina, numero di bagni, accessibilità per disabili. Questi criteri servono a garantire la qualità del servizio e a tutelare la salute pubblica. Per lo stesso principio, anche il numero di coperti all’aperto deve essere proporzionato alle capacità del locale, così da evitare che esercizi con spazi ridotti sovraccarichino personale e strutture.

Le associazioni di categoria hanno accolto positivamente questa impostazione, anche se ovviamente avrebbero voluto maggiore concessione di spazio. Tuttavia, loro stessi ci avevano chiesto di definire criteri oggettivi, e noi lo abbiamo fatto.

Abbiamo anche armonizzato la terminologia del regolamento con quella della Polizia Urbana e del Piano Generale del Traffico Urbano, in modo che chi presenta una domanda trovi coerenza tra i vari documenti di riferimento. Sembra scontato, ma finora non lo era.

Alcuni comitati temono che il centro storico diventi una sorta di "Luna Park". Come risponde?

Non è vero. Comprendo le preoccupazioni, ma il nostro lavoro è andato proprio nella direzione opposta. Abbiamo collaborato con il Primo Municipio per tenere conto delle peculiarità del centro storico. Nel sito UNESCO e nei tessuti urbanistici più antichi (T1-T3), ad esempio, non saranno consentite pedane e la superficie occupabile sarà al massimo un terzo della superficie interna del locale. Inoltre, non sarà più possibile avere un dehors a 25 metri di distanza dall’esercizio, come avveniva ai tempi del Covid.

Abbiamo introdotto strumenti di controllo più stringenti: gli esercenti dovranno delimitare con una vernice specifica lo spazio autorizzato e affiggere all’esterno la piantina della concessione OSP. Questo renderà più semplice verificare eventuali abusi.

Ma servono anche controlli più efficaci. Per questo chiederò due cose: più agenti della Polizia Locale dedicati al contrasto dell’abusivismo commerciale e più personale per gli uffici tecnici municipali, soprattutto nei municipi con il maggior numero di esercizi commerciali, come il Primo e il Secondo.

Alcuni esponenti di Fratelli d'Italia sostengono che avreste dovuto aspettare le linee guida del governo prima di approvare il regolamento. Come risponde?

Innanzitutto, nessun governo può superare la competenza dell’amministrazione locale nella regolamentazione del commercio sul proprio territorio. Mi viene da sorridere: forse chi ha sollevato questa polemica dovrebbe approfondire meglio le norme sul decentramento amministrativo.

Vorrei anche ricordare che su un altro tema del commercio, quello legato alla direttiva Bolkestein, aspettiamo da oltre un anno le linee guida del governo su come fare i bandi. Il governo aveva dichiarato che sarebbero state pubblicate entro marzo 2024, ma ancora non si sono viste. Dovremmo aspettare altri tre o quattro anni?

Un’amministrazione seria ha il dovere di lavorare per il bene del proprio territorio, senza attendere linee guida fantasma. Quando e se arriveranno, le valuteremo. Ma non potevamo fermarci. L’anno scorso si diceva che Roma non era pronta e per questo si è fatta una proroga dell’OSP Covid. Ora che Roma è pronta, ci chiedono di aspettare. Francamente, è una richiesta che fa sorridere.

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